Il tempo a volte inganna. Sbiadisce e altera i ricordi. Accentua le distanze e allontana le persone. Il passato a volte svela. Genera scelte giuste. Incontri insperati. Alimenta sensazioni sopite.
La vita spesso ci sfida a prove che, indipendentemente dal loro esito, ce la cambiano per sempre: lo sa bene Marco il quale, complice un passato con più dubbi che certezze, finisce con l’alienarsi da se stesso, smettendo un abito adolescenziale a beneficio di un ego insicuro e dubbioso.
Il romanzo è un rocambolesco giallo ‘studentesco’ interamente giocato sulla figura del doppio. Doppio è innanzitutto il registro, per metà racconto giovanilistico-sentimentale, per metà giallo metropolitano e psicologico, sullo scenario incantevole di una Bari un po’ americanizzata, postmoderna, ai limiti dell’hard boiled.
Bari, con la sua parvenza mite e con il suo sottobosco irto di ombre fugaci e movimentate, osservata da occhi nuovi nei suoi scorci inediti e Sammichele, un paese dell’entroterra carico di mistero, focalizzato nell’affascinante trasfigurazione neo-gotica di Castello Caracciolo – sede del Museo della Civiltà Contadina – garantiscono lo sfondo ideale per la storia di Marco, invischiato in scomode reminiscenze e teso verso un domani, se non migliore, almeno diverso da ieri.
Lottando tra passato e presente, tra ricordi e aspettative, osservando la vita attraverso due percorsi antitetici, quello scanzonato, romantico ed emozionante di Marta e quello problematico e angoscioso di Federico, Marco riscopre i motivi che lo hanno portato a uno stadio di impasse nei confronti di un qualcosa, il destino, che non svela le proprie carte fino in fondo.
E la verità, ancora una volta, è nelle parole di chi non ci aspettiamo possa custodirla.